Le migliori 50 collaborazioni nella storia delle sneaker firmate Nike

Nel 1972, Nike esordì con alla  guida una santissima trinità. Phil Knight era l’intrepido imprenditore che previde l’ascesa della cultura del running. Bill Bowerman, ex allenatore di atletica di Knight all’università, era l’instancabile bricoleur che squarciava le sue scarpe da corsa per apportare modifiche e sequestrava la piastra per fare gli waffle della moglie, per sviluppare nuove suole di gomma. E Steve Prefontaine era l’atleta ultraterreno che con il suo stile audace e il suo culto della personalità donò alle Nike che portava ai piedi un’aura di credibilità e di trascendenza cool. Per 50 anni Nike ha seguito abbastanza alla lettera questa formula fondamentale – intrecciare innovazione di tendenza e superstar galattiche – mentre si espandeva fino a diventare una potenza globale. Per i primi tre decenni circa, le superstar furono quasi sempre atleti che conoscevamo tutti per nome: Michael, Bo, Tiger, Serena. Ma dai primi anni 2000, lo Swoosh ha corteggiato una gamma di talenti molto più ampia, collaborando con creatori di grandi successi generazionali come Kanye West e Drake, artisti di culto come Tom Sachs e Futura, e luminari del mondo della moda come Virgil Abloh, Jun Takahashi e Rei Kawakubo. “Le collaborazioni esterne ci spingono come azienda verso quello che fa tendenza”, commenta Mark Parker, presidente esecutivo ed ex CEO di Nike. “Attraverso quello scambio, si accelera la nostra cultura basata sul pensiero e sull’innovazione”. Le partnership hanno dato vita a migliaia di prodotti, ma queste 50 scarpe, in particolare, raccontano l’epica storia della cultura della collaborazione in Nike. GQ ha parlato con decine di atleti, designer, scienziati e artisti per capire i processi creativi e la ricerca tecnologica che hanno contribuito a trasformare l’azienda in un polo creativo di vitale importanza, stabilendo un modello di collaborazione che si è esteso a tutto il settore della moda. “Con il mondo che diventa più complesso, il concetto di qualcuno che fa qualcosa da solo sta semplicemente sparendo”, osserva Tinker Hatfield, leggendario designer di Nike. “Dietro qualsiasi nuova idea ci dev’essere una grande potenza. Non è proprio possibile vincere senza livelli sempre più elevati di collaborazione. È così e basta”.


1970s

Nike Pre Montreal

1973

A Steve Prefontaine piaceva avere un bell’aspetto. “Pre era appariscente”, ricorda Pat Tyson, il suo compagno di stanza e di squadra alla University of Oregon. “Girava in macchine decappottabili indossando un cappotto di pelle con le frange e pantaloni a zampa. Era il tipo giusto”. Primo atleta a firmare un contratto con Nike, il corridore che polverizzava i record incanalò tutta quella spavalderia nel marchio emergente. “Portò in Nike l’arte dello sfoggio”, dice Tyson. “In quel periodo, la maggior parte delle scarpe erano bianche e nere. L’input di Steve portò all’introduzione di colori più vivaci. A causa della scomparsa prematura nel 1975, Pre non ebbe mai modo di calzare queste prime Nike da corsa con i tacchetti alle Olimpiadi del ’76, ma la sua audacia e il suo gusto rimasero codificati per sempre nel DNA dell’azienda. 


1980s

Nike Air Jordan 1

1985

Facile dire  Air Jordan 1 adesso, ma negli anni 80 la prima scarpa di Michael Jordan ha ribaltato da sola le sorti di Nike. Ha reso una linea firmata così colossale da diventare un marchio a pieno titolo, ha dissolto per sempre la divisione tra atletica e moda, ed è uno dei modelli più desiderabili e desiderati. “Per me, la Air Jordan 1 rappresenta più di una semplice scarpa”, dice Mark Parker. “Ha dato vita al concetto di esaltazione della personalità di un atleta attraverso un prodotto. Michael e i nostri designer hanno dimostrato che le scarpe potevano essere più che funzionali; potevano essere un’espressione della persona”. L’immagine di Jordan ha contribuito a stabilire un certo tono in Nike. “Ogni volta che incontravo un po’ di resistenza in una riunione”, racconta Tinker Hatfield, “tiravo fuori un biglietto da visita e dicevo: ‘Qui c’è il numero di telefono di Michael Jordan. Se volete parlare direttamente con lui per modificare il suo design, fate pure’. Nessuno lo ha mai chiamato”. 

Nike Terminator

1985

Nel 1985, Nike lanciò la collezione Be True to Your School, ora diventata iconica, che comprendeva sette Dunk con i colori delle università UNLV, Kentucky, Syracuse, Michigan, Iowa, Villanova e St. John’s, più una scarpa completamente diversa. Il coach di Georgetown John Thompson Jr., fresco di campionato NCAA ’84, pretese che il suo team ricevesse un suo modello speciale. Nike lo esaudì con la Terminator, la prima sneaker mai sviluppata per una squadra universitaria, con la scritta “Hoyas” sulla parte posteriore della versione per il campo, solo per il team. “A papà piacque da impazzire, perché era audace”, ricorda John Thompson III, figlio dell’allenatore scomparso. “La gente capiva subito che era la scarpa della Georgetown”.

Nike Air Mag

1989

Quando i produttori di Ritorno al futuro Parte II chiesero a Nike di creare una sneaker che venisse dal futuro, l’immaginazione di Tinker Hatfield si accese immediatamente. “Pensai a come una scarpa avrebbe potuto avere un’intelligenza artificiale in grado di riconoscerti e poi prendere la forma del tuo piede”, dice. “Feci uno storyboard della scena dove lui si mette le scarpe e dice: ‘Autoallaccianti, certamente!’”. “Quel giorno non ero di buon umore, ma quando aprirono la scatola posi a Tinker una domanda via l’altra”, racconta Michael J. Fox. “Mi fecero cambiare umore e cambiarono le regole del gioco”.  Nike lanciò poi la scarpa due volte – in versione non autoallacciante nel 2011, e poi autoallacciante nel 2016 – a sostegno della fondazione di Fox, raccogliendo più di 16 milioni di dollari. 


1990s

Nike Air Tech Challenge II

1990

La prima volta che Tinker Hatfield si sedette a disegnare una scarpa per Andre Agassi, scarabocchiò tre enormi parole, “Anti Country Club”, in cima alla pagina. “Andre era diverso”, spiega Hatfield. “Viveva a Las Vegas, per l’amor del cielo! Per noi era il veicolo perfetto per trasformare il tennis in un diverso genere di sport”. Per raggiungere l’obiettivo, Hatfield inserì nella Air Tech Challenge II – la seconda sneaker firmata Agassi – cuscinetti ammortizzanti all’avanguardia ed eccentrici colori fluo. “Non erano più soltanto i tennisti a comprare le sneaker”, ricorda Hatfield. “Diventarono parte della cultura street. Ci aiutarono a diventare un’azienda produttrice di scarpe da tennis con una marcia in più”. 

Nike Air Trainer SC

1990

Per realizzare la prima scarpa di Bo Jackson, Hatfield iniziò a sviluppare nella sua mente “un suo alter ego”, basato sul fatto di averlo visto giocare sia a baseball che a football, sulle loro brevi telefonate, e sul classico personaggio dei cartoni animati Mighty Mouse. “L’avevo sulla scrivania, e lo usai come musa. Tutto venne esagerato e in un certo senso sproporzionato, come Mighty Mouse, e come Bo. È così che è iniziato il processo stilistico”. La scarpa risultante, la Air Trainer SC, fu un enorme successo grazie alle linee squadrate aggressive e alla campagna Bo Knows, ora diventata iconica.

Nike Air Max CB34

1994

La prima volta che il designer di Nike Wilson Smith incontrò Charles Barkley, ebbe un assaggio dei suoi famigerati commenti sarcastici. “Charles portava un paio di scarpe che avevo disegnato”, ricorda Smith. “Mi fa: ‘Cavoli, queste sono le scarpe più scomode che abbia mai avuto’. Ma Charles Barkley è così, spassoso”. La CB34 “è stata onestamente un po’ ispirata dalla sua bocca”, spiega Smith. “Avevo questa foto in cui lui faceva un sorrisetto, e ho basato sui suoi molari le forme lungo la punta”. 

Nike Air Swoopes

1995

La Air Swoopes è una scarpa storica. Creata per la grande cestista della WNBA Sheryl Swoopes, fu la prima scarpa da basket appositamente realizzata per le donne, la prima sneaker firmata a portare il nome di un’atleta donna, ed ebbe abbastanza successo da dare vita a un sequel altrettanto popolare. Ma era anche semplicemente una scarpa molto bella, con un cinturino riconoscibile a metà del piede che permetteva un’eccellente stabilità e combinazioni cromatiche a blocchi.

Nike Air Max Penny 1

1995

Memorabili  gli spot di Hardaway, naturalmente. Ma anche le scarpe che quelle pubblicità promuovevano erano decisamente speciali. Grazie agli audaci inserti laterali e alla forma a bulbo il modello originale di Penny Hardaway è stato una delle scarpe da basket più amate degli anni 90.

Nike Air Griffey Max 1

1996

È raro che le scarpe da baseball vengano adattate per la città, ma l’immensa popolarità di Ken Griffey Jr. portò a un’edizione senza tacchetti del robusto modello creato per lui. Il successo della linea Swingman – con logo in stile Jordan di Junior che batte un home-run – valse al suo omonimo un edificio dedicato nel campus Nike di Beaverton. 


2000s

Nike x Stüssy Air Huarache LE

2000

Il primissimo legame di Nike con un marchio di abbigliamento non è stato una vera e propria collaborazione. Desiderosa di lavorare con il team di Stüssy U.K., Nike offrì al direttore del marchio all’epoca, Michael Kopelman, la possibilità di vendere due esclusive colorazioni del suo modello preferito nel negozio londinese. La Stüssy Air Huarache LE fu abbastanza amata dai patiti di sneakers da garantire una riedizione nel 2021, e diede il via a un fruttuoso rapporto.

Nike HTM Air Woven

2002

HTM è la partnership continuativa tra Mark Parker, Tinker Hatfield e il padrino dello streetwear giapponese, Hiroshi Fujiwara. “Si potrebbe paragonare il nostro processo a una jam session di jazz”, spiega Parker, “musicisti che improvvisano ed elaborano l’uno le idee dell’altro”. Il primo progetto del trio, nei primi anni 2000, è stato una rivisitazione della Air Woven, una sneaker che aveva faticato a guadagnare popolarità  in Nike. “HTM ci venne in soccorso”, dice Hatfield, “sbloccando il potenziale estetico della costruzione della scarpa e trasformando la silhouette in un classico”. 

Nike Shox VC 2

2002

Non c’è mai stato un abbinamento tra un atleta e la tecnologia delle sneaker più perfetto di quello tra Vince Carter – probabilmente il più grande schiacciatore di tutti i tempi – e Shox, il sistema di ammortizzazione simile a delle molle di Nike. Carter finì su tutte le prime pagine dei giornali con la BB4, il primo modello di Shox da basket, saltando più in alto del centrale francese Frédéric Weis alle Olimpiadi del 2000. Ma la sua linea raggiunse l’apogeo due anni dopo con la Shox VC 4. La Shox VC 2 ispirò Andy Caine, vicepresidente di Nike, a lavorare per l’azienda. “Quella scarpa era incredibile”, afferma. “Ne avevo 10 paia ma non ho mai capito come funzionava il tutto. Era al tempo stesso complessa e semplice”.

Nike x Atmos Air Max 1 B “Safari”

2002

Per festeggiare il 15° anniversario della Air Max 1, Nike coinvolse Atmos – allora la boutique di sneaker più alla moda di Tokyo – per un’edizione limitata solo per il Giappone. Il risultato contribuì a lanciare la fama del Giappone come isola felice delle Nike più rare e più belle. “È stato un bel periodo”, riflette il direttore creativo di Atmos Hirofumi Kojima. “Se eri un collezionista dovevi fare ricerca o potevi perderti un’uscita – non c’era l’iPhone, niente Instagram, niente Twitter. È stato molto divertente”. 

Nike SB x Supreme Dunk Low Pro

2002

Nel 2002, Supreme non era ancora il colosso multimiliardario che ha conquistato il mondo. Era solo un negozio di skate in Lafayette Street a New York. Una collaborazione con la nascente divisione skateboard di Nike, Nike SB, cambiò per sempre la situazione. Il trattamento Supreme della Dunk Low adattata per lo skateboard, con un omaggio alla stampa con elefanti della Air Jordan 3, contribuì a regalare al marchio la coolness di cui è sinonimo da allora.

Nike x Geoff McFetridge Vandal Supreme

2003

Geoff McFetridge è cresciuto sfasciando le sue Nike. “Sono sempre stato uno skateboarder, e distruggere le scarpe fa parte dell’andare in skate”, commenta l’artista canadese. Così, quando ebbe l’opportunità di disegnare un suo modello, McFetridge voleva “giocare con questa idea che per goderti la scarpa, devi sfasciarla”.  Lo strato esterno della Vandal di McFetridge è un classico tessuto Oxford a righe basato, spiega, su una camicia Brooks Brothers. Nascosto appena sotto la superficie c’era uno strato di vinile stampato ricoperto con la grafica di McFetridge. “Era argentata e sgargiante, e disegnai questo piccolo personaggio basato sul vandalismo e sulla mia storia personale di vandalo da ragazzino”.

Nike Shox Glamour

2004

Dal momento in cui firmò un contratto con Nike, nel 2003, Serena Williams ha avuto un semplice obiettivo. “Volevo che lo sport diventasse più sinonimo di moda”, racconta la tennista. “Volevo essere audace e vistosa sia sul campo che fuori. Ho sempre sfidato Nike a pensare più in grande”.  Il designer Wilson Smith rispose all’appello con la prima scarpa firmata dalla campionessa di tennis, un elegante modello di Shox con un’estensione staccabile simile a uno stivaletto. “Serena arrivò camminando allo U.S. Open come se fosse sulla passerella di Parigi”, ricorda Smith.

Nike SB x Futura Dunk High Pro “FLOM”

2004

L’artista Futura vuole che sia ben chiara una cosa riguardo alle sue Dunk ricoperte di valute. “FLOM non sta per ‘For love of money’ (Per amore del denaro)”, spiega il luminare della street-art. “Sta per ‘For love or money (Per amore o per denaro)’. Qualcuno è mosso dal profitto, qualcuno dall’amore. Come artista, io appartengo alla seconda categoria”. Con soltanto 24 paia prodotte – per commemorare l’apertura del suo negozio a Fukuoka, Giappone – la FLOM rimane una delle sneakers più rare del mondo, con un singolo paio venduto a un’asta nel 2020 per l’esorbitante cifra di 63.000 dollari. 

Nike x Marc Newson Zvezdochka

2004

Creata in origine per essere utilizzata a bordo della Stazione spaziale internazionale, la Zvezdochka era destinata a offrire versatilità agli astronauti. “Si potevano portare come stivaletti per fluttuare in giro”, spiega il leggendario industrial designer Marc Newson, “e poi toglievi la parte esterna per trasformarle in scarpe da ginnastica per il tapis roulant”. Essendo la prima scarpa interamente progettata al computer di Nike, ricorda Newson, “abbiamo dovuto scrivere veramente molti codici e algoritmi per fare quello che abbiamo fatto, perché quella roba semplicemente non esisteva”. Alla fine, la Zvezdochka non andò mai nello spazio, ma la sua influenza rimane evidente ovunque si guardi nella cultura delle sneaker moderne.

Nike x ESPO Air Force II Low

2004

Ci volle una grande opera di convincimento perché Nike lasciasse realizzare a Stephen “ESPO” Powers la prima scarpa trasparente mai prodotta dall’azienda. Il suo concetto di sneaker invisibile tutta in plastica non legava bene con l’idea di performance che ha Nike. “Li tranquillizzai dicendo che sarebbe stata una scarpa con una grande performance, ma artistica”. Powers e Nike arrivarono a un modello che bilanciava grandi inserti trasparenti con un artwork originale ESPO. Ma l’artista ammette che forse Nike aveva ragione: “Dopo due isolati, la plastica mi tagliava i piedi”, ricorda. “Non le ho mai più messe”. 

Nike x Union Air Force 180

2005

La rivisitazione della Air Force 180 proposta da Union – disegnata dall’influente direttore della boutique di LA, Chris Gibbs – ci riporta al massimo splendore dello streetwear degli anni 2000: “Lo streetwear era una ribellione contro l’industria della moda”, dice, “che usava il nero e il blu navy, per cui volevo che i colori fossero in controtendenza”.

Nike SB x Staple NYC Dunk Low Pro “Pigeon”

2005

Il lancio delle Dunk ispirate a New York di Jeff Staple, ricoperte di morbido suede grigio e con un piccione (la mascotte ufficiosa della città) ricamato sul tallone, provocò un tumulto davanti alla boutique Reed Space nel Lower East Side. Per gran parte dell’America mainstream, la scarpa fu l’introduzione al nascente isterismo della cultura della sneaker.

Nike SB Zoom Air Paul Rodriguez 1

2005

“Inizialmente, Nike non voleva fare una scarpa firmata per lo skate”, racconta Paul Rodriguez Jr. Alla fine, il marchio cambiò idea e gli concesse il primo modello SB pro – una sneaker bassa di sapore rétro con ammortizzazione Zoom Air. “Sono contento di essere riuscito a rimanere fermo sulla mia posizione e fedele al mio sogno”. 

Nike x Stash Air Max 95

2006

Stash, leggenda dei graffiti, è stato uno dei primi e più importanti collaboratori di Nike che non fossero atleti. Nel 2003 introdusse la sua inconfondibile palette di blu tono su tono su una Air Classic BW, ma la colorazione arrivò all’apice tre anni dopo quando  la applicò sotto forma di gradiente alle righe a cascata della Air Max 95. La 95 è una delle sue preferite, commenta l’artista, “guarda con quante crepe è venuta fuori. Non si deve toccare. È uno di quei modelli che ‘Se non è rotto, non aggiustarlo’”. 

Nike x CLOT Air Max 1 Kiss of Death

2006

La missione di CLOT, pilastro dello streetwear di Hong Kong, è creare, coi suoi prodotti, ponti tra Oriente e Occidente . E la sua Kiss of Death Air Max 1 ci è riuscita a meraviglia. Ispirata alla medicina tradizionale cinese, la punta trasparente (si vedono le dita) rivela un diagramma di agopuntura sulla soletta interna, mentre sulla suola esterna è stampato un diagramma che evidenzia i punti di pressione del piede. 

Nike x Bobbito Garcia Air Force 1 Low Premium ’07

2007

Pochi collaboratori di Nike si sono guadagnati la propria scarpa più di Bobbito Garcia, folcloristico eroe del basket di strada di New York, DJ, documentarista, scrittore e grandissimo ambasciatore della sneaker culture. La sua Air Force 1 sfoggia uno stupendo mix di suede, pelle e mesh ed elementi che strizzano l’occhio alle passioni di Garcia per i dischi in vinile e il basket.

Nike SB x Dinosaur Jr. Dunk High Pro

2007

La Dunk High Pro di J Mascis, frontman dei Dinosaur Jr., è l’epitome di un’idea semplice impeccabilmente realizzata. “Volevo che assomigliasse agli stivali spaziali argentati con la zeppa di Ace Frehley dei Kiss”, spiega. Missione compiuta. Ricoperta di scintillante argento metallizzato con il logo e la mascotte della band stampigliati sui lati, la scarpa è subito diventata un oggetto del desiderio che è valsa a Mascis una valanga di fan: “Le persone mi si avvicinavano per parlare delle sneaker senza avere la minima idea che facessi parte di una band”, ricorda.

Nike Air Max LeBron VII

2009

“Il difficile con LeBron è che è sovrumano”, dice Tony Bignell di Nike. “È così potente che tutto deve essere più rigido, più stretto, più duro, più stabile. Come fai a fare una scarpa che funzioni per lui e anche per i ragazzi che giocano con quelle scarpe?”. La LeBron VII rispose all’appello con una tomaia ultraleggera Flywire e una completa ammortizzazione Air Max. “Abbiamo fatto centro”, riflette LeBron James. “È stato un periodo fantastico della mia carriera e la scarpa era incredibile”.

Nike Zoom Kobe IV

2009

“Kobe Bryant era un maniaco della performance”, racconta Jonathan Johnsongriffin, Vicepresidente global creative di Nike. “Abbiamo imparato molto da lui che ci spingeva in quella direzione”. Per soddisfare la richiesta di maggior rapidità della leggenda dei Lakers, Nike inventò una rivoluzionaria silhouette bassa per la Kobe IV. “Era opinione diffusa che una scarpa alta ti desse il supporto di cui avevi bisogno”, dice Johnsongriffin. “Era una cosa che Kobe metteva sempre in discussione”.


2010s

Nike Gyakusou LunarSpider LT+

2010

Dal 2010 il fondatore di Undercover Jun Takahashi è alla guida di Gyakusou, una collezione tecnica da running che è diventata una delle collaborazioni più durature di Nike. Gyakusou, che in giapponese significa “correre all’indietro” – strizzata d’occhio al rito mattutino di Takahashi di correre nello Yoyogi Park di Tokyo in senso antiorario – fonde i malinconici impulsi sperimentali dello stilista con la competenza tecnica di Nike. “Jun ha una comprensione del colore a cui noi non saremmo mai arrivati”, commenta il direttore marketing globale di Nike, Fraser Cooke, che ha coinvolto Takahashi nel progetto. “Volevamo intercettare una comunità di runner più giovani che sono più orientati al design”. 

Nike x Patta x Parra Air Max 1 Premium

2010

Creata dall’artista olandese Piet Parra, questa Air Max 1 in versione lussuosa è stata lanciata per celebrare il quinto anniversario di Patta, negozio di sneaker di Amsterdam. È una dimostrazione del potere dei colori semplici e dei materiali favolosi: la tomaia in suede rosso scuro, i dettagli di ciniglia, e i tocchi contrastanti di azzurro baby si combinano in una delle sneaker più intensamente accattivanti e più portabili di tutti i tempi. 

Nike Air Yeezy 2

2012 

Mentre progettava la Air Yeezy 2, l’ex designer di Nike Nathan VanHook ebbe un assaggio della grande capacità creativa di Kanye West. “Andammo a Parigi per due giorni nel bel mezzo delle sessioni per Watch the Throne”, ricorda VanHook. “Io, Kanye e Virgil [Abloh] mettemmo a punto tutte le colorazioni mentre loro realizzavano un album e un documentario. Riuscire a rubare del tempo alla creazione di uno degli album più emblematici del decennio per creare la sua scarpa? Era surreale”. Quella scarpa, naturalmente, finì per essere altrettanto emblematica, grazie soprattutto alla rigorosa attenzione di Kanye per i dettagli. “Non vogliamo una cosa da centro commerciale”, disse una volta Kanye a VanHook, che sottolinea: “Non poteva essere essenziale, non poteva essere cheap”.

NikeCraft Mars Yard 1.0

2012

Tom Sachs è infastidito da tutto il clamore suscitato dalla sua sneaker. “Quando sono stato coinvolto da Nike, la motivazione era fare una scultura per tutti”, racconta l’artista. “Così quando divenne così ambita è stato seccante”. “Ne regalai un paio a un amico che poi mi chiese: ‘Oh, posso avere anche quelle nuove?’. E io risposi: ‘No, perché le Mars Yard sono ancora nella scatola sulla mensola del camino, per cui non hai superato la prova’. Un altro mio amico le ha portate fino alla morte, le ha risuolate, rattoppate e lui avrà una fornitura a vita”. 

Nike KD 6

2013

La sesta sneaker firmata da Kevin Durant utilizzava una forma da calcio – una linea bassa e allacciatura asimmetrica per una calzata extra-aderente e una miglior velocità laterale. Quei dettagli insoliti fecero della KD 6 una delle scarpe da basket più originali e immediatamente riconoscibili della sua era, e la tomaia sintetica facilmente stampabile si è prestata a una valanga di colorazioni memorabili, dal modello Aunt Pearl ricoperto di rose, alla versione Texas con schizzi di vernice (che strizzava l’occhio alla sua alma mater, UT). 

Nike x Riccardo Tisci Air Force 1 Boot SP

2014

“Come posso lavorare a un qualcosa che è così iconico?”, chiese Riccardo Tisci a Fraser Cooke quando l’allora stilista di Givenchy si preparava a interpretare la Air Force 1. “La descrisse come la borsa Kelly Hermès delle calzature”, ricorda Cooke. “Aveva paura di distruggere questa cosa per cui aveva una vera e propria venerazione”. Malgrado quei timori, Tisci adottò comunque un approccio radicale, aggiungendo un collare di pelle ispirato a uno stivale che si estendeva fino al ginocchio.

Nike x Acronym Lunar Force 1

2015

Quando Nike lo contattò per una collaborazione alla Lunar Force 1, lo stilista di Acronym Errolson Hugh pose solo una domanda. “Dissi: ‘Ok, si può fare, ma sapete che non vogliamo solo cambiare il colore, vero?’”. Qualche settimana dopo, nel laboratorio di Acronym a Berlino arrivò una cassa di scarpe. “Tirammo fuori forbici e nastro adesivo, e ci mettemmo al lavoro”, ricorda Hugh. Aprirono completamente la scarpa su un fianco e aggiunsero una severa zip nera. “Volevamo trattare quello che facemmo alla scarpa come un intervento”, spiega. In seguito a quell’approccio la Lunar Force 1 divenne una delle sneaker più divisive. “La gente fermava i miei amici per strada e diceva: ‘Ehi, l’hai fatto tu? Perché hai distrutto le tue Nike?’. Oppure: ‘Dove le hai prese?’ Si poteva veramente capire il tipo di prospettiva filosofica che uno aveva dal modo in cui reagiva a quella scarpa”. 

Nike x Off-White Air Presto

2017 

Virgil Abloh lavorava in fretta. The Ten, la sua prima, visionaria collezione di scarpe con Nike – una decostruzione letterale di 10 classici – fu prodotta in tempo record. I primi cinque modelli di The Ten, tra cui questa straordinaria versione della Air Presto, presero vita dopo cinque giorni soltanto, racconta Shamees Aden, designer Nike che lavorò al progetto. “Fu una sessione incredibilmente partecipativa. Sapevamo di essere sulla strada giusta, ma non avrei comunque potuto immaginare l’impatto che queste sneaker avrebbero avuto sul mondo. Sono opere d’arte”. 

Nike x Sean Wotherspoon Air Max 1/97

2017

Nel 2017, Nike incaricò una decina di creativi di ideare il loro modello di Air Max e fece votare ai fan quale scarpa volevano veder prodotta. Sean Wotherspoon, cofondatore del negozio di vintage Round Two, lesse il regolamento:“Uno dei punti era coinvolgere la propria comunità”, racconta. Così chiamò i suoi amici – compresi A$AP Nast e il gioielliere Ben Baller – per farsi aiutare a creare il suo modello ibrido in un tripudio di velluto. a coste. 

Nike x Undefeated Zoom Kobe 1 Protro

2018

Per contribuire al lancio della Zoom Kobe 1 Protro – una versione rimasterizzata delle scarpe del 2006 di Kobe per il basket moderno – Nike chiese all’avamposto losangelino di sneaker Undefeated, uno dei collaboratori di lunga data dello Swoosh, di dare la sua impronta alla silhouette. Il negozio rivestì la scarpa di una fantasia camouflage in sette sfumature diverse, tra cui una versione oro e viola portata da LeBron alla sua prima apparizione nei Lakers. “Parla della mentalità di Kobe”, dice Fred Lozano, chief operating officer di Undefeated. “Quando sei in campo, sei in guerra”.

Nike x Martine Rose Air Monarch IV

2019

Le Air Monarch IV sono le Nike del papà: goffe, sterili e decisamente poco alla moda. Nelle mani della stilista londinese superstar Martine Rose, tuttavia, sono state trasformate in un modello di postmodernismo funk. “[Rose] stava guardando come i piedi degli atleti, a causa dell’impatto durante le partite, possono deformarsi”, spiega il designer Nike Andy Caine. Per imitare quel fenomeno, Rose ha amplificato le proporzioni poco armoniose della Monarch in qualcosa di più amorfo e scultoreo, e poi le ha ricoperte di rosa confetto. 

Nike x Cactus Plant Flea Market Air VaporMax 2019

2019

Non capita spesso che un collaboratore esterno porti un prototipo funzionante alla sua prima riunione in Nike, ma è proprio quello che ha fatto Cynthia Lu, stilista di Cactus Plant Flea Market, con la sua interpretazione della Air VaporMax 2019. “È stato uno di quei momenti”, racconta Andy Caine, “in cui entri nella sala e vedi quella cosa per la prima volta e rimani sbalordito. Non ero preparato mentalmente”. Il modellino fatto a mano di Lu – con lo Swoosh tubolare e i caratteri da fumetto – finì per andare in produzione praticamente senza modifiche. “Cynthia introdusse quasi l’opposto di quello che aveva avuto successo nella VaporMax” – imponendo la sua estetica stravagante su una silhouette filante – “e si collegava con il marchio in modo molto umanistico. È per questo che le collaborazioni sono così potenti, perché portano quell’atteggiamento mentale diverso. È questa la magia”. 

Nike x Ambush Air Max 180

2019

Quando si incontrò per la prima volta con Nike, Yoon Ahn ammise timidamente di non essere molto sportiva. “Avevo questa impressione che dovessi praticare sport per collaborare con Nike”, racconta Ahn, fondatrice di Ambush e designer dei gioielli Dior Men. “Loro dissero: ‘Non c’è problema, non è il motivo per cui vogliamo lavorare con te’”. Quello che voleva Nike era la prospettiva eccentrica e l’estetica degli anni 2000, che Ahn iniettò a meraviglia nella sua prima scarpa – un ibrido della Air Max 180 e della Air Zoom Flight The Glove di Gary Payton. 

Nike x MMW Free TR 3 Flyknit SP

2019

Avete presente quelle volte in cui dovete trascinarvi con voi tutto il giorno un paio di scarpe in più perché dopo il lavoro andate in palestra? Matthew M. Williams, fondatore di Alyx e direttore creativo di Givenchy, ha trovato una soluzione. Per la sua prima sneaker Nike, Williams si è rivolto agli esperti di suole di Vibram per creare un rampone staccabile in gomma per girare per la città. Slacciando il Velcro troverete una futuristica scarpa da ginnastica ad alte prestazioni con lacci da scarpa da corsa su pista e un fantascientifico rivestimento stampato. 

Nike x Sacai LDV Waffle

2019

La fondatrice di Sacai Chitose Abe è diventata famosa con i suoi mash-up – giacche da pilota militare fuse con button-down di cotone; pantaloni chinos ibridati con pantaloni della tuta in nylon. Aveva quindi senso che la stilista giapponese introducesse questo approccio da Frankenstein alle sue sneakers Nike. La LDV Waffle con doppio Swoosh, un mix elevato e avveniristico della Long Distance Vector di vecchia scuola e del modello Waffle Racer. “Si capisce che si basano su delle Nike”, commenta Abe, “ma la silhouette e il lavoro di design illustrano le idee e l’identità di Sacai”.


2020s

Nike SB x Ben & Jerry’s Dunk Low Pro

2020 

“Avevo un amico alla Nike SB, che mi mandò un sms: ‘Che ne dici di una collaborazione?’”, racconta Jay Curley, responsabile globale marketing integrato di Ben & Jerry. “Mi piacerebbe molto dire che fu un pensiero molto più profondo, ma non penso”. Ed è così che è nata la sneaker più strampalata del 2020. Affettuosamente soprannominata Chunky Dunky, la SB Dunk bassa era ricoperta dell’iconografia di Ben & Jerry: stampa mucca pelosa, nuvole cucite sopra. Malgrado la sua goffaggine, la scarpa fu un successo, rivenduta per migliaia di dollari online e vista ai piedi di improbabili fan come Quavo e Killer Mike. Che ne pensano gli eponimi magnati del gelato? “Ben e Jerry ne hanno un paio ciascuno”, racconta Curley. “Non le indossano, ma credo che abbiano pensato che fossero fighe”. 

Nike Zoom x Alphafly Next%

2020

Quando, nell’ottobre 2019, Eliud Kipchoge corse la prima maratona del mondo in meno di due ore, il risultato fu salutato come una straordinaria impresa individuale. Ma per arrivare a quel momento ci sono volute centinaia di scienziati, designer e ingegneri Nike che per anni hanno lavorato a stretto contatto con lui per sviluppare un prototipo per una nuova scarpa da corsa rivoluzionaria. “Avevamo bisogno di una scarpa più veloce”, racconta Kipchoge, “e avevamo bisogno di un recupero più rapido. Una scarpa con cui poter correre per tre ore e poi far recuperare rapidamente i muscoli”. Per perfezionare la piastra propulsiva della Alphafly e l’ammortizzazione in schiuma poliuretanica, Kipchoge ha mandato per mesi dati quotidiani dai suoi allenamenti in Kenya alla sede di Nike. Per acquisire fiducia nella versione finale, Kipchoge corse più di 800 km con un solo paio nei giorni precedenti alla gara. “La scarpa funzionava ancora”, racconta l’atleta. “Era pronta a partire”. 

Nike SB x Travis Scott x PlayStation Dunk Low Pro

2020

Travis Scott è il responsabile di alcune delle sneaker Nike più desiderate degli ultimi anni, dalla sua versione verde della Air Jordan 1 a una rivisitazione nei toni del deserto della Air Max 270. Ma la scarpa Nike più rara del rapper è quella nata dalla collaborazione a tre con PlayStation. Con l’inconfondibile Swoosh all’indietro di Scott e il logo della console, ne sono state prodotte pochissime, poi tirate a sorte in coincidenza con il lancio della PS5. Al momento di andare in stampa il paio più accessibile su StockX era quotato alla fantastica cifra di $ 65.000. 

Nike x Comme des Garçons Air Foamposite One

2021 

L’eccentrica tomaia sagomata della Air Foamposite One è stata oggetto di una serie di strampalate interpretazioni. È stata cromata con la lucentezza di uno specchio, e rivestita di una regale stampa rococò da Supreme. Ma finché non ci ha messo mano la fondatrice di Comme des Garçons Rei Kawakubo, nessuno aveva mai stravolto la struttura stessa della scarpa. Le Foamposite CdG sostituiscono il consueto stampo ondulato con una serie di cerchi concentrici simili a un’impronta digitale, e il risultato è forse la versione più allucinata della sneaker più allucinata di tutti i tempi. 

Nike Hot Step Air Terra “NOCTA”

2022

“Drake voleva fare qualcosa di nuovo”, spiega Matte Babel, chief brand officer della società di management DreamCrew di Drake. “Quando i grandi atleti firmano un contratto con Nike, viene creata una nuova scarpa per loro. Ma quando si tratta di artisti, di solito viene semplicemente applicata una nuova colorazione a un vecchio modello. Drake ha detto: ‘Non voglio prendere solo una scarpa esistente, apportare lievi modifiche, e dire che è la mia scarpa’”. 6 God ha visto esaudire il suo desiderio con la Hot Step Air Terra, una scarpa da running anni 90. “Ha voluto si chiamasse ‘Hot Step,’ ” dice Babel. “Va dritta al punto e non sembra il nome di una scarpa”.

Nike x Jacquemus Air Humara

2022

Crescendo nel Sud della Francia, dove “l’escursionismo è uno stile di vita”, lo stilista Simon Porte Jacquemus ha sviluppato un’ossessione per All Conditions Gear, sottomarca Nike per la vita all’aria aperta. Così quando è venuto il momento di lavorare a una sua Nike, non ha esitato a selezionare la Air Humara, una classica scarpa da hiking ACG anni 90. “La Humara è sempre stata la mia Nike preferita”, spiega Jacquemus. “Volevo celebrarne la funzionalità, elevando i colori in modo che potesse anche adattarsi naturalmente ad altri ambienti, come la città”. 

Yang-Yi Goh is GQ’s style editor.

Una versione di questa storia è apparsa originariamente nel numero di settembre 2022 di GQ


Additional Credits:
Nike SB x Futura “FLOM” Dunk High: courtesy of Sotheby’s. Nike x Patta Air Max 1 “Cherrywood”: courtesy of Parra. All other photographs: courtesy of Nike.

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